domenica 10 aprile 2011

articolo di giornale: l'energia nucleare

Energia nucleare

articolo di giornale

CONSEGNE

Sviluppa l'argomento in forma di "articolo di giornale", indica il tipo di giornale sul quale ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico, altro).
Per attualizzare l'argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo).
Non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.

Energia nucleare

Documenti:

1. Energia nucleare, pro e contro

Ci sono argomenti pro e contro l'energia nucleare. Una valutazione razionale non gioca a suo favore, esistono fonti energetiche meno costose e meno problematiche.
Con una certa regolarità salta fuori la voglia di energia nucleare: risolverebbe il pericolo "blackout", renderebbe il paese meno dipendente da importazioni di petrolio e carbone, potrebbe far scendere il prezzo dell'elettricità, le centrali nucleari, se gestite in maniera corretta, non sono inquinanti e meno pericolose delle grandi dighe. Questi gli argomenti.
Nella realtà sorgono tanti intoppi: dalla progettazione all'avvio di un nuovo impianto nucleare passano sette/otto anni, il tempo che ci vorrebbe per trovare un sito adatto e non contestato dagli abitanti resta un interrogativo. Quindi niente soluzione tempestosa dei problemi attuali. I costi di un nuovo impianto nucleare sono molto alti, per quello che sta sorgendo in Finlandia si parla di tre miliardi di Euro. Molto costoso e completamente irrisolto il problema delle scorie.

Rita Imwinkelried

2.

Negli anni settanta cominciava a diventare una possibilità concreta quella di utilizzare le centrali nucleari per produrre grossi quantitativi di energia, allora si decise di usare come soluzione provvisoria alla grande richiesta di energia quella delle centrali nucleari a fissione, perché a quell' epoca scienziati e potenti erano a conoscenza dei gravi pericoli e degli enormi costi che l' utilizzo di simili centrali avrebbe comportato. Allora si era già a conoscenza del fatto che esiste una forma di energia nucleare molto più pulita, e più economica quella a fusione.
Oggi a distanza di parecchi decenni, non esistono ancora centrali elettriche a fusione nucleare, nel corso degli anni i fondi destinati alla ricerca sono diminuiti in maniera molto consistente, aumentando i tempi e diminuendo i risultati raggiunti. A quanto pare, a chi di dovere, interessa di più il guadagno immediato che il riguardo per l' intera umanità, e continuano a permettere che venga usato un sistema di produrre energia che, si ne produce grandi quantitativi, ma non è ne sicuro dato il grandissimo numero di incidenti nelle centrali elettriche che hanno coinvolto gran parte del mondo

(di Amedeo – sito web http://amehomepage.altervista.org/)

3. Per chi suona la campana nucleare

Dunque ci siamo. L’avevamo ipotizzato piú di dieci anni fa. La schizofrenia ambientalista appare in crisi. Di fronte all’allarme (a mio parere comunque esagerato) della catastrofe climatica (la peste), la sciagura dell’energia nucleare non sarebbe più vista come il colera. Tutt’al più una influenza controllabile ma provvidenziale come antidoto all’effetto serra.
I corifei del catastrofismo a tutti i costi e i trombettieri dell’apocalisse che preannunciano la “morte del pianeta”, ovviamente per colpa dell’uomo “faber” oltre che “sapiens”ora si convertono fra le grida e i pianti scomposti degli ultimi “dinosauri” antinucleari imperterriti nel predicare disgrazie ad ogni passo e nell’illudersi ed illudere nell’avvento di panacee miracolistiche quali le energie alternative che, seppure auspicabili e incentivabili se intese in un contesto tecnico-scientifico corretto, non hanno dimensioni tali da confrontarsi, in una indispensabile economia di scala, con i vituperati ma ritenuti indispensabili combustibili fossili.
Ha cominciato l’inglese James Lovelock, il guru ambientalista ideologo di “Gaia”, l’estate scorsa; continuano ora ambientalisti americani di grido quali Stewart Brand, Fredd Krupp, Jonathan Lash e Gustave Speth. Aspettiamo gli italiani.
E pensare che fino a poco tempo fa i “dinosauri” restii all’estinzione, eravamo noi, ossia quella schiera di scienziati, tecnici, ricercatori che, dal 1987 (anno dello sciagurato referendum surrettiziamente interpretato come affossatore dell’energia nucleare in Italia per colpa di un’equivoca mentalità referendaria, di una irresponsabile strategia politica e di una farneticante campagna mass-mediatica) si sono battuti e hanno affrontato battaglie difficilissime, perfino denigrazioni ed emarginazioni, sostenendo sempre la necessità di una più razionale valutazione, tecnicamente e scientificamente corretta, dei costi che la messa ai margini o addirittura l’abbandono della produzione di energia nucleare da fissione avrebbe comportato.

Ma è certo che l’opzione nucleare si giustifica in ogni caso per due motivi: in primo luogo la razionalizzazione dell’uso di risorse naturali preziose e l’adeguamento dei loro prezzi di mercato; in secondo luogo la necessità di mantenere e sviluppare un patrimonio tecnico e scientifico debitore alla fisica e all’ingegneria nucleare che, anche nel nostro Paese, hanno creato conoscenze e competenze di prim’ordine che solo una dissennata campagna ideologica e oscurantista ha messo pericolosamente in forse con costi socio-culturali difficili da ammortizzare.
È ora che si dia più credito alle competenze e alle risorse tecnico-scientifiche che tuttora esistono e che possono veramente “dare una mano“ per definire i problemi, coordinare le analisi e offrire possibili e realistiche soluzioni senza pretese miracolistiche ma anche senza furberie demagogiche.
È ora anche che i corifei dell’irrazionalità e delle paure infondate, così come i furbi dell’ultima ora siano fatti o si facciano da parte.
E lascino parlare e lavorare quelli che “poco sanno” ma “sanno”.

di RENATO ANGELO RICCI (pubblicato su L'Avanti, 22 maggio 2005)

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