mercoledì 16 settembre 2009

ANALISI DEGLI ELEMENTI DEL TESTO NARRATIVO

Elementi narratologici:
· il rapporto e la distinzione tra la fabula (o storia) - intesa come insieme degli avvenimenti susseguentisi secondo il normale ordine cronologico - e l’intreccio (o discorso), cioè l’organizzazione data dal narratore a tali avvenimenti;
· lo schema narrativo, che nei romanzi tradizionali è pressoché fisso, con situazione iniziale di equilibrio (detta esordio) che viene turbata (per esempio, l’intervento dei bravi per mandare a monte il matriìmonio di Renzo e Lucia ne I Promessi Sposi), varie peripezie, in un crescendo di tensione che raggiunge il massimo (detto Spannung, per esempio, sempre ne I Promessi Sposi, il rapimento di Lucia), fino alla conclusione che ristabilisce un equilibrio (detto scioglimento, non necessariamente positivo);
· l’articolazione del racconto in sequenze, cioè in segmenti narrativi di contenuto unitario e di senso compiuto. Si distinguono le sequenze della fabula, cioè le singole parti o porzioni di cui essa è composta, dalle sequenze dell’intreccio, che contengono elementi in aggiunta o anche insignificanti ai fini della fabula, ma significativi nelle intenzioni dell’autore. Le sequenze, inoltre, possono avere carattere dinamico, quando “movimentano” la narrazione, o statico, quando non si riferiscono ad avvenimenti ma “si soffermano” per descrivere o dare spiegazioni o argomentare, esprimere riflessioni ecc.

· personaggi: reali o immaginari, “a piatto”, “a tutto tondo” ecc.; in base al ruolo svolto nelle vicende si distinguono
· il protagonista, cioè la figura principale, al centro dell’azione,
· l’antagonista, cioè colui che contrasta l’azione del protagonista,
· l’oggetto, cioè il personaggio oggetto dell’interesse del protagonista,
· l’aiutante, colui che agevola il protagonista o l’antagonista,
· le figure secondarie e le comparse.
L’insieme delle relazioni esistenti tra i personaggi può dar luogo a un “sistema dei personaggi” nel quale ciascuno non ha significato per sé, ma in relazione agli altri.

· tempo: bisogna distinguere fra
o tempo della storia, in cui si svolgono i fatti narrati (che, se nel testo vi sono sufficienti indicazioni, si può calcolare),
o e tempo del discorso, che è il tempo presentato dal narratore (per esempio…).
I rapporti fra tempo della storia e tempo del discorso variano per ordine e durata:
o l’ordine di successione degli avvenimenti nel discorso può coincidere o meno con quello della storia: quando non coincide si hanno fenomeni di
· anticipazioni (prolessi: per esempio….)
· o di ritorni indietro (flash-back o analessi: per esempio il racconto della vita della Monaca di Monza ne I Promessi Sposi);
o la durata degli avvenimenti può coincidere in intreccio e fabula, oppure variare, con rallentamenti o accelerazioni del tempo narrativo rispetto a quello reale (velocità narrativa), o sospensioni (ellissi narrativa: per esempio….);
· spazio: la rappresentazione dello spazio può assumere valore oggettivo (come in …) o simbolico (come in …); può servire da sfondo alla storia oppure interferire con essa (per esempio …) o addirittura avere un ruolo determinante (in …) ; può essere unitaria nel corso della narrazione, oppure variare;
· invenzione e realtà: si intende il rapporto creato dall’autore tra la sua invenzione artistica e l’esperienza reale, che può esprimersi in modi diversi, per esempio come:
o rispecchiamento realistico di situazioni vere (per esempio in …),
o deformazione grottesca o caricaturale (vedi …),
o invenzione di mondi fantastici o inverosimili (come in …) ecc.

· narratore: cioè la voce cui è affidata la funzione di narrare la storia, può essere
o assente dalla storia (come ne I Promessi Sposi); questo tipo di racconto è detto “eterodiegetico”;
o presente come personaggio della vicenda (protagonista, come nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis o nella Coscienza di Zeno o nel Fu Mattia Pascal; oppure non protagonista come il giovane Adso nel Nome della rosa); questo tipo di racconto è detto “omodiegetico”.
Può essere inoltre:
o esterno al racconto e onnisciente, in quanto conosce tutto della materia narrata, i suoi precedenti, i suoi sviluppi ecc. e ed è in grado di giudicare da un punto di vista superiore (come nel caso de I Promessi Sposi);
o interno al racconto e calato in tanti punti di vista e livelli di conoscenza dei fatti quanti sono i personaggi (come nel caso de I Malavoglia);
· punto di vista: o focalizzazione, è la prospettiva scelta dal narratore per raccontare una storia ed esprime il suo livello di conoscenza delle vicende narrate. Può essere di tre tipi:
o focalizzazione zero: il narratore (onnisciente) conosce tutta la storia, lo sviluppo delle vicende, gli stati d’animo dei personaggi, esprime giudizi ecc. (come ne I Promessi Sposi);
o focalizzazione interna: il narratore riferisce quanto apprende dai suoi personaggi e quindi costruisce la storia a poco a poco attraverso i punti di vista di uno o più personaggi (come ne I Malavoglia);
o focalizzazione esterna: il narratore ignora aspetti fondamentali della vicenda e si “eclissa”, limitandosi a registrare ciò che oggettivamente vede, senza manifestare giudizi o commenti (come nel romanzo giallo);
· tecniche narrative: per esprimere voce e pensieri dei personaggi sono utilizzate varie tecniche:
o discorso diretto (o “scena” o “citazione”), tipico della focalizzazione esterna, è introdotto di solito da un verbo dichiarativo;
o nel discorso diretto libero, invece, è omesso il verbo dichiarativo e le parole dei personaggi sono riferite direttamente come in un testo teatrale
o il discorso indiretto è quello in cui il narratore riferisce discorsi e pensieri dei personaggi dal suo punto di vista; è introdotto da un verbo dichiarativo + la congiunzione subordinante; è tipico della focalizzazione zero con narratore onnisciente;
o nel discorso indiretto libero sono omessi verbi dichiarativi e congiunzioni subordinanti e discorsi e pensieri dei personaggi sono inseriti nella narrazione e si confondono con quelli del narratore; è tipico della focalizzazione interna.
Vi sono poi due tecniche tipiche delle narrazioni novecentesche:
o il monologo interiore, con cui un personaggio esprime i suoi pensieri, a voce alta o mentalmente, senza riorganizzarli in sequenze temporali o logiche;
o il flusso di coscienza, in cui pensieri, idee, ricordi, associazioni mentali sono riportati così come si presentano, senza alcuna rielaborazione razionale.
· usi linguistici e stilistici: l’autore, in base alle sue personali opzioni ideologiche ed estetiche e all’ambientazione del testo, alla caratterizzazione culturale e sociale dei personaggi, al contesto storico, sceglie il registro linguistico e stilistico (tra formale o addirittura aulico, medio e informale: cfr. A3) e di conseguenza può variare nelle scelte sintattiche (ad esempio, uso dei tempi verbali, costruzione del periodo a prevalenza paratattica o ipotattica ecc.), nelle scelte lessicali (uso di arcaismi o tecnicismi, di termini dialettali ecc.) e nell’uso delle figure retoriche (cfr, supra).

Nessun commento:

Posta un commento